Un po'
di storia |
Tracce di
insediamenti preistorici sono state rinvenute (punte di freccia)
nelle torbiere. Recentissimi ritrovamenti attestano la presenza
romana. In epoca cristiana Padenghe dipese dalla Pieve di
Desenzano e la prima chiesetta, San Cassiano, sorse accanto al
nucleo abitato in riva al lago. Questo primo villaggio fu
abbandonato a causa delle incursioni ungare, a cavallo tra i sec.IX
e X, che spinsero la popolazione in collina, dove fu eretto il
castello. Nel 1154 Padenghe è citato nel documento con cui
Federico Barbarossa, dopo la dieta di Roncaglia, riconosce al
vescovo di Verona Teobaldo diritti su alcuni territori bresciani. |
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Nel Medioevo il
castello assunse la funzione di roccaforte ghibellina e fu conteso
tra Brescia e Verona. Nel 1330 Padenghe fu conquistato dagli
Scaligeri, che ne furono cacciati da Giovanni di Boemia, figlio
dell'imperatore Enrico VII. Nel 1362 lo scaligero Cansignorio si
reimpossessò del castello, ma lo perdette due anni dopo. Sul
finire del sec.XIV i paesi della riviera chiesero e ottennero
autonomia dai dominanti Visconti. Ogni paese ebbe propri statuti. |
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Nel 1414 Pandolfo
Malatesta, che all'inizio del secolo fu signore di Brescia, affidò
a Padenghe il castello di Drugolo (oggi in territorio di Lonato),
tolto - e in seguito restituito - alla famiglia Vimercati per
punire una ribellione. Dopo la pace di Lodi (1454) la Repubblica
Veneta tenne nel castello di Padenghe una guarnigione. |
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Il poeta
maccheronico Teofilo Folengo, che all'inizio del 1500 soggiornò
nel convento di Maguzzano, definiva superba la gente di
Padenghe, e i francesi, durante il loro dominio, dovettero averne
timore, se nel 1509 il governatore Leonino Bibbia ordinò la
demolizione del castello, evitata dall'intervento del cardinale D'Amboise.
Nel 1513 soldati imperiali tedeschi provenienti da Verona
sottoposero la riviera a violenze e saccheggi. Nel 1532 Padenghe e
altri comuni del basso lago gravitanti intorno a Desenzano, che
formavano la quadra di Campagna, chiesero, senza ottenerla,
autonomia da Salò, cui la riviera faceva capo. |
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Sul finire del sec.XVI
la zona fu corsa da banditi spietati, tra i quali è ricordato
Giacomazzo da Padenghe, al secolo Giacomo Dainese. Nacque a
Padenghe il pittore Andrea Giovanni Bertanza, che ispirò la
propria opera a Palma il Giovane e al Veronese e operò in
Valtenesi e in riviera alla fine del sec.XVI. Eí pure da
ricordare il gesuita Giambattista Rodella (1724-94), amico del
Mazzucchelli, nella cui casa visse per 22 anni collaborando alla
stesura del Dizionario degli scrittori d'Italia e redigendo
in proprio opere e traduzioni. Di Padenghe anche i fratelli
Zuliani, che a cavallo tra 700 e 800 guadagnarono fama, Andrea
come giureconsulto e Francesco come medico, entrambi svolgendo
opera di docenti. |
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Durante il
Risorgimento fu presso Padenghe che i volontari di Tito Speri
fecero prigioniero, il 28 marzo 1848, il generale austriaco
Schonhals, in fuga da Brescia insorta. Dal 1928 al 1947 entrarono
a far parte del comune di Padenghe Moniga e Soiano, che
acquistarono in seguito autonomia. |
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IL NOME deriverebbe
dal nome di persona Padus; il Cocchetti ipotizza l'origine nella
voce ligure podinco (senza fondo). Dopo il Mille risultava già il
nome Patengulis. |
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